2050 ritorno al futuro: presentazione del libro di Mattia Mascher venerdì 25 ottobre ore 17.30

 

       

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"2050 ritorno al futuro" è il titolo evocativo dell'ultimo libro di Mattia Mascher che presenteremo a Palazzo dei Panni venerdì 25 ottobre alle ore 17.30.

L'autore dialogherà con la giornalista Ilaria Bionda.

L'ingresso è libero ma consigliamo la prenotazione su Eventbrite, cliccando qui.

 

Mattia Mascher, esperto di educazione ambientale, cooperativa e di comunicazione sociale. Vive ad Arco insieme a Elena e a due figlie. Negli ultimi anni si è occupato di progetti che spaziano dall’eco-sostenibilità alla cittadinanza digitale, passando per l’economia solidale e le comunità educanti. Ha collaborato all’organizzazione di EDUCA – il Festival dell’educazione di Rovereto (TN), ed è stato co-autore di alcune trasmissioni TV per ragazzi per Trentino TV. Nel 2019 ha partecipato al gruppo di lavoro coordinato da Consolida – Consorzio della cooperazione sociale trentina – per la stesura del Manifesto per la comunicazione della disabilità.  Il 12 maggio 2021 è stata pubblicata la sua “Guida galattica per nonne e nonni del terzo millennio – come affrontare le sfide del futuro insieme ai nipoti”.

Perchè il 2050?

Perché è l’anno che l’Unione Europea ha fissato per diventare climaticamente neutra, imponendo un’economia con zero emissioni nette di gas a effetto serra, e perché la transizione ecologica è sia una sfida urgente sia un’opportunità per costruire un futuro migliore per tutti.

2050 ritorno al futuro: perchè è urgente educare alla speranza al tempo della crisi climatica e sociale.

Senza rendersene conto e in maniera ostinatamente recidiva, il mondo adulto si sta macchiando di due crimini giganteschi: il primo è lo speranzicidio e il secondo è la cronofagia. Con il nostro modo di vivere, con la nostra narrazione catastrofista e tossica del futuro stiamo distruggendo gli sforzi e i nuovi ideali dei più giovani, e ogni forma di speranza nelle nuove generazioni. È ora di invertire la rotta. È ora di capire che là fuori c’è una generazione che ha un tremendo bisogno del nostro aiuto, ha bisogno di essere ascoltata. Ha bisogno di adulti che facciano gli adulti e non si nascondano dietro al panciotto del Bianconiglio.

L’opera è arricchita dal contributo sul tema di alcuni dei più importanti professionisti del campo dell’educazione, dell’informazione e della cultura a livello nazionale: Enrico Galiano (insegnante e scrittore); Alberto Pellai (Psicoterapeuta dell’età evolutiva); Sveva Sagramola (autrice e conduttrice di Geo su Rai3); Maura Gancitano (filosofa e fondatrice del progetto Tlon); Monica Capo (insegnante e fondatrice di Teachers for future Italia); Ivo Lizzola (professore di pedagogia sociale all’Università di Bergamo).

Un libro che conduce in un viaggio per cercare di capire meglio le nuove generazioni tra cambiamenti climatici ed eco-ansie, postpandemia e gerontocrazia, potenzialità inespresse e psicosi, bad news e spiragli di un nuovo modo di concepire il mondo dell’informazione. Un’odissea che sembra non aver fine. Questa infatti è la prima generazione che vede il futuro come una minaccia anziché come una promessa. Il problema è che il mondo adulto, invece di sostenere i più giovani e mostrare la strada, è pieno zeppo di “incapaci di futuro”, incapaci di reagire alla fine della narrazione del progresso, incapaci di immaginare, insieme ai più giovani, un futuro diverso, un sistema economico diverso, più equilibrato e sostenibile.  Un libro rivolto a genitori, insegnanti, educatori e professionisti del mondo dell’informazione e della cultura per iniziare una riflessione critica sul tipo di cultura che stiamo veicolando. Nella consapevolezza che la speranza è il contrario del cieco ottimismo. Speranza è prima di tutto azione, pratica e ancora più pratica collettiva e condivisa. Speranza è rimboccarsi le maniche per cercare di ottenere, insieme agli altri un futuro migliore per noi e per le nuove generazioni. E’ riscoprire il potere politico e civico che abbiamo unendoci. Un libro che cerca di ripercorrere cause e conseguenze della mancanza di questo “vuoto di futuro” ma prova ad offrire anche molti spunti e metodologie pratiche per costruire una nuova pedagogia della speranza.

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