

La giuria riunita ha premiato per la sezione generale:
1ª classificata - Fabrizia Bort di Civezzano, con il racconto: Chi sono.
Semplicemente un racconto che tutti dovrebbero leggere. Si tratta di un’analisi lucida e palpitante in grado di tratteggiare le emozioni provate in quel limite sottile tra ruoli stereotipati. La narrazione si alterna tra voce narrante esterna ed interna, rendendo comprensibili, quasi tangibili, emozioni e dubbi relativi all’identità, al bisogno di comunicare la propria ersonalità – da un lato- e all’incredibile sensazione generata dal dover agire segretamente – all’altro. Degna di nota l’abilità narrativa di introdurre il racconto quasi come un da un punto di osservazione segreto, uno spioncino dal quale sembra di seguire il/la protagonista fino a squarciare il velo del conformismo, avendo accesso ad un ambiente intimo e persino all’interiorità. Istruttivo il finale: a prevalere in qualsiasi circostanza non può che essere la comunicazione ed il benessere generato dal sapersi confidare all’altro (o all’altra).
2ª classificata - Roberta Cadorin di Udine, con il racconto Metoo. Una narrazione avvincente, grazie alla quale viene proposta una riflessione lucidissima su una tematica di grande attualità e dal risalto mondiale, sullo sfruttamento del corpo femminile nel mondo dello spettacolo. Grazie ad una forma curata e scorrevole il lettore può interiorizzare rapidamente tre punti di vista: quello di chi agisce (personaggio solo abbozzato ma evidente nella sua crudeltà e misoginia), quello di chi subisce (di cui sono percepibili personalità e desiderio di credere in un sogno) ed infine anche quello di chi giudica (spettatore esterno in grado di ricondurre alla quotidianità). Con grande abilità l’autrice fa danzare sequenze dialogate con il monologo interiore della protagonista e proprio quest’alternanza di parti fa procedere speditamente il racconto fino al momento clou di una serata, che rappresenta il punto di incontro tra due ambiti inconciliabili: la lucidità e lo stordimento da alcool, la femminilità esaltata nel corpo ed un maschilismo sprezzante e possessivo, la volontà di emergere e lo sfruttamento della sessualità, i sogni e la realtà, l’illusione e la cocente delusione.
3ª classificata - Adriana Tasin di Madonna di Campiglio, con il racconto Sola. Un racconto efficacissimo della proporzionalità inversa, come dice il testo stesso. Più l’autrice è scesa nel dettaglio della descrizione dei particolari della quotidianità, più è stata in grado di illustrare l’universo di mogli, che compie ormai in modo inconsapevole un incredibile grado di progressiva autolimitazione. Il brano, nella semplice ma curata descrizione di un fatto apparentemente accidentale, permette di aprire gli occhi, anzitutto della protagonista ma indubbiamente anche di un grande stuolo di lettrici … Talvolta solo il raggiungimento di un punto di non ritorno (paradossalmente non dettato dalla scelta autonoma di un “marito” ma dalla volontà di un’altra donna…) permette finalmente alla sensibilità femminile di capire quanto debba in primo luogo voler bene a se stessa. Come esprime la voce narrante in modo autobiografico e lineare il sentirsi sole, fino a confondersi, aiuta a ritrovarsi.
Premio unico sull’immigrazione con gli occhi di donna a Chiara Matterazzo di Belluno, con il racconto L’Attesa.
Si tratta di un racconto dolcissimo e delicato: la solidarietà femminile che sa sostenere, perché comprende, anche nel silenzio, superando i confini geografici, culturali ed anche la soglia del vero dolore. Il testo sa raccontare con maestria e cura la complessità di un fenomeno come la migrazione. Le diverse parti dell’elaborato sanno spaziare dal momento tragico della caduta in mare al momento del salvataggio, dalla difficoltà della ripresa fisica alla difficoltà di accogliere e farsi accettare, fino all’estrema paura di evocare ricordi. L’abilità narrativa riesce a scandagliare e dipingere emozioni profondissime, scandagliando persino momenti estremi come la paralisi emozionale generata dall’istinto di sopravvivenza oppure la lenta fase di attribuzione di fiducia in un altro essere umano. Si tratta di una fotografia vivida di un fenomeno complesso che tuttavia potrebbe essere semplificato dalla competenza umana (e femminile) di saper ascoltare, accettare, provare empatia e quindi inevitabilmente attendere.
Per la Sezione Speciale la giuria ha premiato:
1ª classificata - Arianna Lattisi di Arco, con il racconto: Carnevale.
Nel susseguirsi delle parole si costruisce lo scenario confuso a tratti delirante di una donna alterata. C’è di mezzo l’alcol, ci sono di mezzo le figure umane, trasfigurate in maschere, per nulla divertenti. La donna sente il suo corpo attivarsi di angoscia, tenta di convincersi che vale la pena calmarsi. L’alcol può calmarla? Sicuramente la realtà che vive no. Storia ben costruita, capace di condurci in un vissuto, così saturo di dramma.
2ª classificata - Laura Fravezzi di Dro, con il racconto: La mia Mamma. Il riscatto di una donna, che come tutte, era una bambina. Solo che a questa bambina è toccato di sopravvivere ad una non famiglia. Storia in scrittura semplice, racconta con forza un dramma ma che porta con se la rinascita e la ricostruzione come scenario possibile e concreto.
3ª classificata - Gina Viviani Casanova di La Spezia, con il racconto: Nascondersi dietro la birra. Racconto concitato di un frangente di vita dettato da passione e mistero. Ingrediente controverso, l’alcol, contenuto nelle birre che segnano lo svolgersi dei fatti. Lo sguardo di una donna innamorata con riserva, ci conduce, fra mille puntini di sospensione, nell’esercizio spasmodico di comprendere l’animo e le ragioni dell’altro, che fino ad un certo punto mantiene il fascino del mistero ma poi…
Premio speciale per la medicina di genere: migliori garanzie ai diritti della donna (novità 2018) a Laura Marocchi di Riva del Garda con il racconto: Il giorno in cui scelsi. Suggestione e coinvolgimento garantiti capace di animare sussulti paternalistici. Questa è la cronaca dettagliata e puntuale dei passaggi, apparentemente consci, verso la malattia. Tanto puntuale da far nascere la preoccupazione che qualcuno possa prendere spunto per emulare. Il finale, per questa ragazza, lascia ben sperare. Viene da sperare che qualcuno la conduca, che qualcuno la veda. La tenacia di questa futura donna la condurrà lontano.
A cura della 