Mercoledì 11 ottobre 2017 ore 20.30 - Oratorio S.Gabriele Arco

 

       

IL CATALOGO DEL SISTEMA BIBLIOTECARIO TRENTINO

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Giuseppe Ambrosoli nacque in una famiglia di noti industriali del nord Italia. Educato alla fede dalla madre, sin da piccolo dimostrò di amare la vita austera e semplice. Di carattere affabile, possedeva una particolare predisposizione per le relazioni sociali. Da ragazzo entrò nell'Azione Cattolica. Intelligente e brillante, intraprese gli studi di medicina che furono interrotti dalla Seconda Guerra Mondiale; in questo periodo fu catturato dai tedeschi e per l'interessamento di un suo fratello evitò la deportazione in Germania. Dopo la guerra, riprese gli studi fino al conseguimento della Laurea e la successiva specializzazione in malattie infettive acquisita a Londra. Nel frattempo maturò la vocazione sacerdotale e missionaria, che realizzò nella Congregazione dei Padri Missionari Comboniani. Dopo l'ordinazione, P. Giuseppe lasciò gli agi e le prospettive della sua posizione sociale e si recò in Africa per porsi al servizio del Signore; qui si prodigò nell'alleviare le sofferenze dei bisognosi. In un piccolo paese dell'Uganda fondò un grande ospedale, aperto all'accoglienza dei malati di qualsiasi provenienza, credo religioso e ceto sociale. Lavorò in condizioni difficili, districandosi bene fra le estreme povertà e la ferocia della guerriglia che in quegli anni travagliava l'Uganda. Il Paese era devastato da lotte tribali che provocarono una sanguinosa guerra civile. Padre Ambrosoli si preoccupò in primo luogo di formare, anche spiritualmente, il personale infermieristico e ostetrico locale, creando una scuola per infermieri professionali. Finalità primaria doveva essere la cura, corporale e spirituale, delle persone. Nutrito anche dagli scritti di Charles de Foucauld, era convinto che il medico fosse colui che è chiamato a prestare la sua opera a Cristo sofferente; soleva ripetere: "Dio è Amore e io sono il suo Servo per la gente che soffre". L'amore per l'Eucaristia lo riversava sui malati che venivano da lui accuditi, con la stessa attenzione. Quando mancava il sangue per le trasfusioni non esitava a salassarsi. L'intensa attività ospedaliera non lo distoglieva dalla preghiera assidua, nella quale coinvolgeva anche altre persone. Portò avanti questo progetto di "Vangelo incarnato" con grande fiducia nella provvidenza. Si distinse per la carità attuata in prima linea, ma nel nascondimento e senza vanagloria. Obbediente e docile alla volontà dei Superiori, fu loro grato per avergli permesso di realizzare ciò che aveva desiderato. È stato osservato che una Suora, nella sua deposizione, ha parlato di "personalità invasiva" di Padre Ambrosoli. Si tratta di una voce isolata che i Consultori.Negli ultimi anni della sua vita, l'instabilità politica dell'Uganda portò al potere il dittatore Milton Obote. Fu proprio costui ad occupare l'ospedale fondato da Ambrosoli con l'intento di nazionalizzarlo. Ciò cagionò al Servo di Dio grandi sofferenze, ma egli non si perse d'animo. Affrontò con coraggio i militari, evitando l'uccisione di donne e bambini. Allo stesso tempo, prestò assistenza medica anche ai guerriglieri feriti. In questo difficile contesto, seppe districarsi con equilibrio, evitando qualsiasi coinvolgimento politico. Padre Ambrosoli fu un uomo prudente, giusto, casto, umile fino a dimenticare se stesso per gli altri. Al suo funerale vi fu grande concorso di popolo, nonostante l'imperversare della guerra civile. In tale occasione venne suonato uno strumento tipico locale, utilizzato per le esequie di Re e di "Antenati", segno del grande amore che la gente nutriva per lui e la sua Opera.

 

 

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